Non Temere, Antropos


Dalle profonde nebbie della provincia veronese, l’aprile 2017 vede uscire il primo lavoro discografico del collettivo Non Temere Antropos, già attivo da un anno nella scena veneta. Trattasi di dieci eterogenee tracce, tra le quali l’unico minimo comune denominatore sembra essere la composizione del gruppo: nel quartetto musicale, la sezione ritmica si mescola a sassofono e chitarra elettrica. Per quanto il disco sia stato presentato dagli artisti come “alternative prog-rock”, l’album contiene una moltitudine di anime musicali, talvolta racchiuse nello stesso pezzo: è il caso delle canzoni più lunghe (J.C. e Antropos), nelle quali si passa da suggestioni orientali (suggerite dagli effetti dati al sassofono) al brazilian punk, passando attraverso anormali tanghi e tarante.

Quello che salta subito all’occhio è il tentativo degli autori di far materializzare all’orecchio dell’ascoltatore determinate atmosfere, saltando tra i vari generi e dotandosi perlopiù solo di aiuti strumentali. Le differenze interne riguardano anche la lunghezza dei brani stessi: dalla brevitas dell’intro Papa Legba e di Space Tuna si arriva all’eterogeneità dei 6-8 minuti dei brani sopra citati. Le citazioni intertestuali – come, del resto, in ogni prodotto postmoderno – abbondano: è presente una cover dei Massive Attack (Angel), mentre Rythm’n’Joint cita Jungle Boogie. La stessa J.C., del resto, riprende manifestamente alcuni temi del musical Jesus Christ Superstar. Assente il cantato, il parlato viene utilizzato con parsimonia, spesso con una funzione introduttiva al brano: è il caso, ad esempio, della suggestiva prima parte di Antropos, o delle due voci che si incrociano in Splitting the Metronomic Breath (ma non solo). Nei testi, emerge particolarmente il tentativo di creare un’atmosfera da integrare con le parti strumentali, tramite l’utilizzo di varie figure retoriche (perlopiù, allitterazioni e anafore). A sancire l’eterogeneità dei generi, il disco si conclude con America in Oriente, le cui sonorità dure – più vicine ad un contesto metal – si legano con un messaggio esplicitamente anti-israeliano, facendo emergere anche un orientamento politico definito: in questo caso, la rabbia della canzone si unisce ad alcuni campionamenti tratti da discorsi di Fela Kuti.


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