“Linea di confine” è l’album d’esordio del musicista Domenico Pompilio. Dodici tracce di chiaro stampo cantautoriale, che fondono atmosfere poetiche a temi esistenziali.
Ciascuna canzone dell’album è un tratteggio della linea che, nella sua interezza, rappresenta la demarcazione tra il passato e il presente. Oltrepassare la linea di confine vuol dire prendere coscienza di aver compiuto un passo in avanti, di aver superato un ostacolo a favore di un obiettivo.
Ciascuna canzone dell’album è un tratteggio della linea che, nella sua interezza, rappresenta la demarcazione tra il passato e il presente. Oltrepassare la linea di confine vuol dire prendere coscienza di aver compiuto un passo in avanti, di aver superato un ostacolo a favore di un obiettivo.
Linea di confine segna dunque un passaggio netto, lasciando intendere di trovarsi soltanto all’inizio di una ricerca tesa al rinnovamento e alla crescita: è una direzione verso altre direzioni.
Ogni singolo brano è un racconto, una sorta di viaggio che attraversa il sogno, la realtà, l’amore, le domande e, a volte, le risposte.
Ogni singolo brano è un racconto, una sorta di viaggio che attraversa il sogno, la realtà, l’amore, le domande e, a volte, le risposte.
I rimandi ai maestri del cantautorato sono il fil rouge del disco: si va da De Andrè a Leonard Cohen, attraverso Nick Cave fino a Claudio Lolli, Guccini e altri ancora. Le influenze musicali di questi artisti sono forti, ma al tempo stesso elaborate in maniera del tutto originale e personale.
Le sonorità spaziano dalla ballata al rock, passando per brani più intimi (solo piano e voce, solo chitarra e voce), fino ad arrivare a pezzi di stampo cantautoriale tradizionale.
Il flauto traverso è presente in molti brani del disco e crea, in maniera delicata e quasi magica, sfumature poetiche e eteree alla struttura dei brani.
Il flauto traverso è presente in molti brani del disco e crea, in maniera delicata e quasi magica, sfumature poetiche e eteree alla struttura dei brani.