Dove nascono le balene


“Dove nascono le balene” (Libellula/Audioglobe) è l’esordio discografico del Circolo Lehmann, formazione composta da Ghego Zola (voce, chitarre, ukulele, armonica, piano, tastiere, programmazioni e percussioni), Pax Caterisano (batteria, percussioni, programmazioni), Lorenzo Serra (basso elettrico, chitarre, tastiere, programmazioni, sax tenore), Umberto Serra (tastiere e tromba), e lo scrittore Marco Magnone, che li ha accompagnati con le sue ‘storie e controstorie’ i cui testi alimentano alcuni dei brani.
Il disco mantiene dall’inizio alla fine un’atmosfera a cavallo tra sogno e realtà, che si svela attraverso un linguaggio musicale eterogeneo anche se fortemente ancorato alla canzone folk d’autore e a sonorità psichedeliche con influenze post rock. Il linguaggio epifanico gioca con l’arricciarsi di chitarre, ancestrali e ipnotici echi accompagnano melodie allo stesso tempo malinconiche e serene: dallo schiudersi delle gemme con la prima rugiada del giorno inquieto, alla serica contemplazione notturna di ciò che gli eventi hanno lasciato lungo la  strada.

Le liriche fondono una componente immaginifica/espressionista (“Balene”, “Marlene”, “Nero a Capo”, “Niente di Nuovo”) con una lirica a tratti ermetica (“Danza”) e altre volte narrativa (“La Casa al Mare”, “Maree”). All’interno del cosmo musicale del Circolo Lehmann i colori cambiano continuamente: “Marlene“ apre il disco con una sezione di fiati e note jazzate in sottofondo per poi sfociare in un riff di chitarra ipnotico sostenuto da una base ritmica elettronica. “La festa” è caratterizzata da un beat anni ’80, mentre “Niente di Nuovo” e “La Casa al Mare” si appoggiano su cori e note di archi sognanti, atmosfere mediterranee e da big-band. “La nostra Guerra” e “Nero a Capo” sono due pezzi rock che sfociano in improvvisazioni con chitarre che urlano e synth fastidiosi, “Danza” e “Cosa ci siamo persi” sono canzoni delicate e intimiste, mentre su “Maree” i fiati e il piano fanno da cornice ad un racconto cantautoriale.


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