Il 25 novembre Riccardo De Stefano ha esordito come musicista solista e pubblicando su tutti i player digitali il suo primo singolo, “Era Novembre”.
Il singolo anticipa l’album “Cronologia del futuro lontano”, scritto e arrangiato da Riccardo De Stefano, co-prodotto da Nicola d’Amati de Il Merlo Studio e in prossima pubblicazione per
Adastra, assieme a una serie di “oggetti stranianti” che allargheranno il progetto verso diversi formati e prodotti multimediali.
Il primo singolo estratto è “Era novembre”: una canzone sospesa, una storia possibile, verosimile se non vera. Una perdita e un incontro, a cui segue, chissà, un’altra perdita. Una
storia di persone sole che si ritrovano nel dolore, e si conoscono forse per la prima – e unica – volta.
Le prime immediate influenze liriche si ritrovano nel mondo indie italiano, che De Stefano conosce bene (suo il libro “Era Indie” del 2019), ma senza scadere nel fanatismo o nel calco
stilistico: se si coglie qualche riflesso, è verso la produzione de I Cani e The Zen Circus, specialmente nella struttura in forma di ballad senza un vero ritornello pop.
Ma, andando oltre, le ispirazioni sonore risentono del suo sostanziale background di musicista progressive rock (segnato da esperienze uniche come il Guitar Craft con Robert Fripp dei King Crimson nel 2010). In questo singolo, come nel resto dell’album, il tentativo è di emulare il “wall of sound” di Phil Spector, in particolar modo quanto realizzato con e per George Harrison nel capolavoro del 1970 “All things must pass”.
Se da un lato il classic rock è l’ispirazione principe (tra tutti Brian Wilson dei Beach Boys, Pete Townshend e gli Who e David Bowie), la velleità è di avvicinarsi all’art rock degli Arcade Fire e di Sufjan Stevens.
“Era novembre” segue il concept di “Cronologia del futuro lontano”: un viaggio a ritroso nei ricordi della propria vita, per riviverla e sbagliare di nuovo tutto, daccapo.
Il videoclip
Il 30 novembre, non a caso a fine mese, esce il videoclip di “Era Novembre”: il video è scritto e diretto da Riccardo De Stefano, confermando la dimensione personale e intima del progetto.
Fin da subito colpisce l’aspetto allegorico del video: per quanto non didascalicamente legato al testo della canzone, l’obiettivo è quello di trasmettere l’idea di un passato perduto, come qualcosa che non esiste più.
Le fotografie diventano allora la rappresentazione fisica del ricordo e il loro prendere fuoco, fisicamente e simbolicamente, rappresenta il tempo che cancella i ricordi, tanto quanto l’atto stesso di bruciare le fotografie rappresenta la necessità di staccarsi dal proprio passato. I personaggi presenti, nelle fotografie realmente degli anni ’80 in doppia esposizione, permettono di ricostruire dinamiche familiari e una storia non detta, con l’unica risposta nel giallo vivido delle fiamme che domina la scena in mezzo al buio. Quando ormai non rimane che della cenere rovente, la domanda che rimane è: dove va a finire il Tempo?
(Si ringraziano Mattia Porrozzi e Giulia Trombetti in qualità di assistenti di produzione del videoclip).