L’ultimo disco dei Oremèta è Saudade, registrato tra le quattro mura di casa, all’ultimo piano di un palazzo di Ostia Lido, uscito il 15 gennaio 2021 per Glory Hole Records. La band, formata da tre componenti Dario, Chiara Pisa e Giulio Gaigher, inserisce nei testi appunti di viaggio, le vecchie lettere di amici e amori lontani, le lotte sociali di Roma e l’arte di strada.
Il primo brano è Bakarak ispirato da una chiacchierata con uno studente congolese mesi prima del lockdown. Quando una sua compagna gli domandò in che lingua sognasse gli sembrò incredibilmente poetica, tanto da smuovergli un flusso di coscienza. La risacca marina e i versi dei gabbiani aprono ai pensieri, ritrova casa, la spiaggia e il profumo del caffè servito in una ceramica porosa in grado di conferirgli un gusto unico. Ora il mare lo divide da ciò che ama e ciò che ha amato. Batteria e trombe ricreano una sensazione di malinconia.
Quarantena inizia con una chiamata al telefono. Accompagnata all’inizio semplicemente da accordi di chitarra vuole raccontare i loro affetti e le situazioni che non potevano vivere e che gli mancavano incredibilmente: le cene tra amici, i tramonti sul mare e gli abbracci privi di paura.
La batteria è la protagonista sonora di Pangea, in cui hanno voluto intrappolare il ricordo di un giorno trascorso ad Ostia, durante il quale, senza comprendere a pieno la motivazione, hanno trovato la forza di ascoltare le loro nostalgie con affetto ma senza sofferenza. A completare lo scenario si inserisce La voce limpida di Soulclore.
Se alle sei è un pezzo dalla chiara impronta reggae. Uno dei momenti dedicati alla distrazione durante il lockdown è stato il canto sui balconi dei condomini, era un’attività attesa ogni giorno dal gruppo, come un rituale, per parlarsi e guardarsi da lontano.
I pezzi Saudade e Interludio traggono ispirazione da viaggio sulla costa nord-est del Brasile nel 2019. Vogliono raccontare di una notte trascorsa sulla spiaggia a riflettere su quanto il progresso possa fagocitare interi popoli con cinismo e senza rimorso.
Una triste tromba costituisce la base per Diario, che riesce a condensa esperienze di viaggi svolti in momenti diversi: la prima parte nel 2018, durante un periodo di vita trascorso in Spagna, suonando per le strade e spostandosi di città in città, la seconda invece nel 2019, osservando da lontano un Italia ancora infettata dal fascismo. Bassi e batteria si amalgamano costituendo un sound dal ritmo cadenzato e cupo.
Nell’ultimo brano, Costa nuova, parlano della nostalgia di un “hermano” lontano, delle lunghe telefonate con gli amici che, sparsi nel mondo, gli chiedevano come stessero. Il ritmo della bossa nova garantisce le giuste pulsazioni.
Se la pandemia li ha chiusi dentro o ha chiuso il mondo fuori, dipende dai punti di vista, nello spazio ristretto hanno potuto aggrapparsi insieme alla musica, abitando nello stesso condominio. Così hanno continuato a sentirsi vivi, stretti gli uni agli altri per raccontarsi i ricordi.